Buranco.
DOC Cinque Terre.
Vitigno: 80% Bosco, 15% Vermentino, 5% Albarola.
Terreno, Allevamento e Vendemmia: il duro lavoro ha trasformato questa zona, impervia e quasi disabitata, nella meraviglia che vediamo oggi. Prima il lavoro dei monaci benedettini, che nel secolo XI iniziarono a coltivare la vite nella zona, poi quello dei contadini che continuarono quell'incredibile impresa per "rubare" ai monti il terreno dove far attecchire la vite. Nel XII secolo, la presenza di soldati genovesi e pisani garantì quel tanto di sicurezza da richiamare dall'interno nuovi abitanti, che diventarono vignaioli. Da allora, non si è più interrotta l'opera di terrazzamento con muretti a secco per la vite e l'olivo. Gli abitanti di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, hanno reso più dolce, e quasi perfetta, l'aspra ed essenziale bellezza delle Cinque Terre. Uno dei rari casi in cui gli uomini hanno migliorato la natura.
Vinificazione e Affinamento: la prima selezione, severissima, è alla raccolta. I grappoli più maturi vengono adagiati, senza sovrapporli, in cassette che dalla vigna vengono trasportate e impilate nel fruttaio. Qui si svolge l'appassimento, al buio e senza forzature, gestendo solo l'apertura e la chiusura delle finestre a seconda della differenza di umidità tra dentro e fuori. L'uva rimane in appassimento per circa due mesi durante i quali, periodicamente, le cassette vengono controllate, una per una, per scongiurare la formazione di muffe. L'ultima selezione avviene alla diraspatura, rigorosamente manuale, acino per acino. Poi, sempre a mano, si pigia l'uva, inizia la fermentazione con la macerazione delle bucce per circa otto giorni. Alla svinatura separate le bucce dal mosto-vino, la fermentazione continua sino ad arrestarsi con il raggiungimento di un equilibrio naturale tra zuccheri ed alcol. Prosegue l'affinamento per un anno e mezzo tra acciaio e legno.
Profilo sensoriale: colore giallo ambrato dalle sfumature topazio. Olfatto ricco ed unico nella sua complessità di frutta esotica, fichi con eleganti nuance di erbe aromatiche e richiami balsamici. Molto cremoso nel gusto della frutta matura, albicocca, frutto della passione, agrumi canditi ma sostenuto da una bella mineralità e un lungo finale.
Netto il filo conduttore sapido-tannico avvolto in sensazioni grasse e vellutate. Nello Sciacchetrà Buranco, il rapporto tra sapidità, acidità, tannicità e dolcezza è così equilibrato che gli permette di non essere mai stucchevole.
Suggerimenti: temperatura di servizio 12°.
Abbinamento ideale per pasticceria secca, formaggi di pecora stagionati, escalope de foie gras.
Note: gradazione alcolica 13,5% vol.
La tradizione vuole che il nome derivi da sciac e trai ("schiaccia" e "lascia lì", nel dialetto dell'estremo levante ligure), ossia un insieme dell'origine del nome e un'indicazione di come si crea questo passito letteralmente unico al mondo.
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